Sito personale di Piero Gazzara

ARCHIVIO  

 

Tripi, erede di una grande città dei Siculi, Abakainon

Un museo per custodire gli arredi della Necropoli della città antica che ancora giace sepolta dal passare del tempo.

Panorama del monte di Tripi con sullo sfondo l'Etna (a destra) e la rocca di Novara di Sicilia (a sinistra)

 

Abakainon o Abacaenum che dir si voglia bisogna andare a Tripi, Comune di circa mille anime dell’entroterra tirrenico della provincia di Messina, tra Barcellona Pozzo di Gotto e Tindari, per rendersi conto, se ancora ce ne sia bisogno, di quale straordinaria ricchezza possiede la nostra terra. Un’antica città fondata dai Siculi indoeuropei, forse già nel 1100 a.C., che prosperò con i greci per scomparire definitivamente nella tarda antichità coperta dalla polvere dei secoli. A poca distanza dall’attuale centro abitato di Tripi, forse l’araba Brbls come la indicò Idrisi, geografo di Re Ruggero, in contrada Cardusa è stata portata alla luce una parte della necropoli che per la bellezza e la finezza architettonica dei monumenti funebri sormontati da una stele “Epitymbion” di forma rettangolare (segnacoli tombali, in pietra arenaria, posizionati sopra le sepolture) e per la preziosità dei reperti rinvenuti nelle tombe, è stata definita dagli archeologi come il luogo di sepoltura riservato agli antichi cittadini più facoltosi della città.

 

Condividi   

    Tripi, necropoli di C/da Cardusa: stele   

 

 

 

 

                        Tripi, necropoli di C/da Cardusa: resti di colonne  

 

 

E sì, perché Abacaenum, citata da autori antichi e moderni quali, Diodoro Siculo, Appiano Alessandrino, Tommaso Fazzello, Philipp Cluver e tanti altri, era un centro florido con emissioni di proprie monete, oggi esposte nei maggiori musei del mondo. Ma quello che sappiamo è che sotto alcuni metri di questo vasto territorio esiste ancora tutta l’antica città di ABAKAIN-INWN e che avrebbe urgente bisogno di essere finalmente messa alla luce del sole assieme alle sue necropoli. L’obiettivo della mia visita a Tripi era quello di visitare il nuovo Museo, appena inaugurato, in un vecchio palazzone patrizio di fine ottocento, restaurato con acume salvando gli affreschi dei soffitti.

 

          

                                                                    Tripi, Museo archeologico: interno.                                         Tripi, Museo archeologico: alcuni reperti esposti

 

       Qui, nella sue stanze si trovano gli oggetti destinati a corredo funerario del defunto, sino ad oggi ritrovati nella necropoli: vasi funerari litici e in bronzo, vasellame, monili e gioielli, a testimonianza di una cultura ellenistica con una significativa prevalenza dorica. Ma grazie all’archeologo, dott. Sofia, direttore del nuovo museo, ho visitato anche la vicina necropoli con le sue colonne scanalate in pietra locale, in tutto un’ ottantina di sepolcri, databili tra la fine del IV e l’inizio del II secolo a.C. I rinvenimenti effettuati nella Necropoli hanno permesso agli archeologi di conoscere alcuni aspetti della vita rituale-funeraria della città siculo-ellenistica. Gli abitanti di Abakainon utilizzavano sia l’inumazione che l’incinerazione. Il corpo o l’urna veniva riposto nella tomba scavata nella terra e, in alcuni casi, la fossa era delimitata da lastroni di pietra. Questa veniva sigillata generalmente da dei grossi blocchi di pietra sui quali andava posizionato un blocco o dado di pietra più piccolo, porta stele a decorazioni modanate, dove a sua volta si innestava la stele litica vera e propria. Sul blocco porta-stele si possono tutt’ora leggere i nomi dei defunti seguiti spesso da una frase che poteva indicare il mestiere o la gens d’appartenenza o anche un soprannome.

 

Tripi, Necropoli c/da Cardusa: particolare con iscrizione.

 

       Ritornando nelle sale del museo, che invito a visitare, non si può che rimanere appagati nell’ammirare i monili d’oro, tra i quali spicca una corona di mirto, vari anelli e una catenella. Da ricordare un bel Cratere cinerario “a volute” a vernice nera, vari unguentari o balsamari (recipiente di forma chiusa, di piccole dimensioni, prodotto in ambito mediterraneo tra l’età ellenistica e la prima età imperiale, destinato a contenere sostanze profumate, aromatiche o medicamentose), alcuni Lebes Gamikos a vernice nera, ossia un recipiente di forma chiusa, caratterizzato da due anse verticali, sormontanti l’orlo, fornito di coperchio: connesso alle cerimonie del gamos, da cui l’indicazione nel nome, era destinato a contenere acqua lustrale durante i riti di preparazione alle nozze.

 

Tripi, Museo archeologico: schermata informativa su ogni singolo reperto.

 

        Ben curata l’informazione sui reperti esposti mediante un sistema multimediale ideato appositamente per il Museo di Tripi, costituito da singoli schermi tattili (touchscreen), posizionati davanti alle teche, che sono in grado di guidarci con semplicità, chiarezza e dotta conoscenza alla scoperta della dotazione del Museo archeologico “Santi Furnari” di Tripi.

 

Home Page
Indice Archivio

 

 

 

Powered by Piero Gazzara - © 2013